La festa di Santo Stefano del Ponte

Ogni anno si festeggia in luglio a Sestri Levante la Madonna del Carmelo, una tradizione che risale al 1620 e che prende il nome dal Monte Carmelo, in Palestina.

La statua della Madonna che è situata in uno degli altari della Chiesa di Santo Stefano del Ponte (che è proprio contigua a L'Esedra di Santo Stefano) viene portata in processione fino alla Basilica di Santa Maria di Nazareth. Dopo la messa celebrata in Suo onore, viene riportata nella Sua chiesa, dove continua a essere festeggiata. Per l'occasione la statua viene ornata con garofani rosa e uva bianca.

È tradizione, inoltre, che vengano portati in processione anche i tre grandiosi crocifissi della Confraternita di Santo Stefano del Ponte che in genere stanno nell'oratorio.

I bambini aprono il corteo: sono vestiti come San Francesco e Santa Chiara, San Giuseppe, Madre Teresa, ci sono i piccolissimi vestiti da angioletti e i bimbi che nell'anno hanno preso la Prima Comunione con il saio.
Poi seguono i crocifissi portati dai confratelli (provenienti da anche da altre confraternite) che si sono preparati a questo difficile compito nei mesi precedenti. È importante essere tra i privilegiati che possono (e riescono) a portarli. Sono vestiti con una tunica marrone chiaro e alla cintura vengono legati tanti pezzetti di stoffa colorata: sono gli scapolari, segni distintivi della Madonna del Carmelo. Sono tantissimi, i Cristi pesano circa 200 chili e ogni volta che il crocefisso passa da un portatore all'altro tutti gli altri intorno sono pronti a intervenire in caso di necessità. È uno sforzo eccezionale, ma al contempo un motivo di vanto e credo un desiderio per certi di loro di rinnovare la tradizione. Ogni cambio di mano, un applauso.
Dietro di loro la banda, poi i chierichetti, le signore vestite di nero e le ragazze vestite di bianco a significare l'atto penitenziale, infine la statua della Madonna. La statua è portata da uomini che indossano una casacca bianca, anche loro in tanti, sia membri della Parrocchia sia di tutto il Sestrese. Il fatto che il tutto avvenga di giorno, sotto il sole cocente, rende l'atto penitenziale ancora più vero.
La processione, oltre a onorare la Madonna del Carmelo, vuole essere un atto di devozione e di fede verso il Cristo risorto, che è rappresentato crocifisso. I fregi dorati che adornano le croci, nel movimento, emettono suoni musicali, a significare proprio la resurrezione di Cristo.
Dietro tutto il paese che compie il tragitto pregando e cantando. Una voce guida amplificata conduce il rito.

Quest'anno ho voluto anche io seguire da vicino la festa. Alle nove si sentono sparare tre colpi, è l'annuncio dell'inizio. Si ascolta la messa, si segue la processione, si arriva in paese, dove si celebra la seconda messa. Infine si torna a Santo Stefano del Ponte. È una festa commovente: vedere queste persone che compiono sforzi incredibili, i bambini composti che fanno corteo e le persone qualunque che seguono in silenzio mi faceva pensare che in quel momento eravamo tutti uniti, magari ognuno immerso nelle proprie riflessioni, ci vuole ogni tanto un momento così.
La statua della Madonna sembrava umana: le donne della Parrocchia l'avevano preparata così accuratamente che se la Madonna avesse salutato la folla non mi sarei neppure stupita. Sono rimasta piacevolmente colpita da quanta gente ha seguito la processione e da quanta gente è vicina alla chiesa. In momenti in cui imperversa la superficialità è stato bello vedere tanta partecipazione sentita. Alla sera le celebrazioni sono continuate con i Vespri e poi, sul sagrato della chiesa, i festeggiamenti: concerto con la banda e pesca di beneficenza, poi alle 23.15 i fuochi artificiali del Signor Bruno, una persona carina e simpatica.

È tradizione che per la festa si apra il parco della Villa e si sparino i fuochi all'interno del nostro parco, così da poterli vedere dal sagrato della chiesa. Io ho guardato lo spettacolo vicino alle squadre antincendio e per un po' mi sono messa lungo il viale, in un punto da cui vedevo sia i fuochi, sia le case coloniche con le finestre aperte e la gente affacciata che guardava, sia la chiesa con tutte le luci accese che ne delineavano il contorno. Uno scenario che riempiva l'anima. Che bello: al pomeriggio ho regolarmente incontrato i miei sposi, ma al mattino e alla sera ho potuto vivere "emozioni dettate da cose semplici", un po' di pace ogni tanto ci vuole.

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