Come si sposano gli Inuit

Il bacio con il naso, la tradizione del cedere la moglie all’ospite, una moglie e molti mariti: sono questi più diffusi e suggestivi stereotipi (non del tutto immotivati) che conserviamo noi occidentali quando pensiamo alle popolazioni di eschimesi - termine che per noi ha perso l’originale accezione dispregiativa “mangiatori di carne cruda” con cui venivano indicati da altri popoli indiani.

Cominceremo a dire che tra i tratti più affascinanti delle popolazioni che vivono tra i ghiacci di Canada, Groenlandia, Alaska vi è quello di definirsi tra loro come inuit, quindi uomo, che faremmo meglio a tradurre come persona, ossia individuo membro della comunità. Senza distinzioni sociali o di genere.

Il matrimonio tra i ghiacci è oggi ormai molto vicino alla tradizione cristiana e per la verità non è mai esistito un rito tradizionale inuit. Per una ragione molto semplice: non ce n’è mai stato bisogno!

Non c’era celebrante, perché lo sciamano del clan (figura oggi scomparsa) aveva altri e più importanti compiti. Non c’erano templi, intesi come spazi comuni dediti al culto, e non è strano considerato le difficoltà di un ambiente dalle condizioni estreme. Non c’erano neanche gli sposi: ci si univa per rispondere alle necessità di sopravvivenza del clan e della comunità, quindi quando due individui si univano, le famiglie ne prendevano atto scambiandosi doni. Ma le unioni duravano una stagione di caccia o due: era frequente che una donna avesse più di un compagno (poliandria), e divorzi e allontanamenti e nuovi partner erano permessi, per non minare la serenità della comunità.

E il famoso bacio con il naso, che la pubblicità dei kleenex contribuì a rendere famosa, è in realtà un saluto affettuoso: si dice kuniked è un modo per testimoniarsi vicinanza, affetto, amicizia.

 

Visita i siti del gruppo